Tracklist
1. 1954 (D.Pastor)
2. The island (M.Rolff)
3. Las manos del viento (D.Pastor)
4. Above the orange trees (M.Rolff)
5. Coltrane roots / Giant steps (D.Pastor/J.coltrane)
6. Hope (L.Tucci)
7. Think of one (A.Conde)
Personnel
David Pastor – Trumpet
Massimiliano Rolff – Contrabbasso
Alex Conde – Piano
Lorenzo Tucci – Drums
Liner Notes by Pere Pons
A differenza di altre espressioni artistiche, il jazz non necessita di alcun preambolo o preliminare, ed è così che due musicisti che fino a poco prima erano perfetti sconosciuti riescono a stabilire una connessione quasi istantanea. Questa è la dinamica di ciò che noi chiamiamo jazz da più di cento anni, e chissà se qui risiede buona parte del segreto di questa ostinata sopravvivenza. Questo è ciò che devono aver provato il trombettista spagnolo David Pastor ed il contrabbassista italiano Massimiliano Rolff al loro primo incontro, considerando che prima non avevano mai fatto nulla insieme. Attratti dalla sensazione di riflettersi uno dentro l'altro, come due specchi di fronte alla stessa prospettiva, non hanno potuto fare a meno di esplorare insieme tutto ciò che avevano in comune. Il sigillo di questa complicità e reciproca ammirazione è stato posto poco dopo in un tour che ha consentito ai due musicisti condividere conoscenza, esperienze di vita, referenze e esperienze, un giro di concerti che li ha presto condotti in studio di registrazione. Il frutto di tutto questo è racchiuso in questo disco che suona fresco, radioso, luminoso e rivelatore, come se si trattasse di una celebrazione in onore del jazz, definendo la personalità dei musicisti dalla testa ai piedi.
Invocando il “cubiculum” come quello spazio dove i musicisti si riunivano per condividere talento e creatività, il trombettista David Pastor ed il contrabbassista Massimiliano Rolff hanno liberato sogni e fantasmi in forma di creazioni originali e riferimenti espliciti. Ne scaturiscono così i brani a firma di David Pastor (“1954” e “Los manos del viento”) ricchi di luminosità ed edonismo mediterraneo, qualità che trasudano anche nei brani a paternità di Rolff (“Above the orange trees” e “The island”). Sulla stessa sintonia, per ciò che concerne l'eleganza e l'essenza tipica del sud, sono anche i brani del pianista Alex Conde (“Jungle street”) e del batterista italiano Lorenzo Tucci (“Hope”).
Completano la registrazione due brani di due maestri assoluti tra i compositori di musica jazz, Coltrane (“Coltrane roots/Giant Steps) e Monk (Think of one), credenziali sufficientemente importanti per certificare il valore di un disco che non ha altre pretese che mostrare la musica per quella che è.
Onestà, semplicità e buon gusto, tre elementi che possono sembrare banali - ma che purtroppo non abbondano tra la valanga di proposte musicali che spesso si producono indiscriminatamente – ecco, questi sono proprio gli elementi che fanno sì che Cubiculum sia un album di prima classe.
So there they are, the elements that make ‘Cubiculum’ an absolutely first class album.